
venerdì 22 aprile 2011
domenica 10 aprile 2011
Assemblea degli Iscritti

- Politica Nazionale e Regionale;
- Consultazioni referendarie del 12 e 13 giugno 2011;
- Organizzazione e politica locale;
- Varie.
Ricordi dal congresso…
Vorrei spiegare innanzitutto come ci sono finito al primo Congresso Nazionale di Sinistra Ecologia Libertà. Premetto che fino a venti giorni prima non si conosceva neanche la città in cui si sarebbe svolto! Inizialmente era stata scelta Rimini, poi Chianciano, infine Firenze. Quando sono arrivato, non sapevo ancora se sarei riuscito ad entrare o se il diritto a parteciparvi sarebbe stato riservato esclusivamente ai delegati. Fortunatamente per me, alcuni compagni di Siracusa hanno rinunciato a partecipare, ed è stato così, per puro caso, che mi sono ritrovato ad esserne il legittimo sostituto.
Per me, quella del congresso, era un’esperienza del tutto nuova: avevo già ascoltato Nichi in occasione di una sua visita tenutasi due anni prima a Siracusa ed ero rimasto estasiato ed entusiasta dall’eloquenza, dagli ideali, dalla cultura, dalle idee, dalla dialettica di quel politico, sebbene per me fosse una figura conosciuta da poco. Sapevo però che, nel partito a cui apparteneva, era confluita gran parte di quell’esperienza politica fuoriuscita dai Democratici di Sinistra e che non si rispecchiava in quel progetto del partito unico riformista, rivelatosi sin da subito fin troppo sbilanciato al centro.
Nomi importanti, del calibro di Claudio Fava, che più volte ho incontrato nella mia stessa cittadina, con i ragazzi della Sinistra Giovanile. E ancora Fabio Mussi, che al congresso ha ricordato, commosso, che l’ultima volta che si è trovato in quello stesso luogo ha partecipato all’ultimo congresso di un altro grande partito; e del quale, come la stragrande maggioranza dei ragazzi della SG, appoggiavo la mozione. E proprio con Mussi, insieme con altri dei ragazzi presenti, mi sono ritrovato a mangiare un panino con la porchetta!
L’atmosfera che ho vissuto in quei giorni a Firenze era piena di una tale familiarità, cordialità, vicinanza, e perché no, anche amicizia nei confronti di tutti i presenti. Non il distacco a cui siamo oramai tristemente abituati tra mondo della politica e realtà sociale, dove la nostra penosissima classe dirigente si rifugia tra ville e festini ignorando i veri bisogni della gente, ma un clima di totale collaborazione e concreta uguaglianza. E se, da un lato, sul palco si sono susseguiti interventi importanti, come quelli di Giuliana Sgrena, Umberto Guidoni, Paolo Cento, Maurizio Landini della FIOM e l’allora segretario della CGIL, Guglielmo Epifani, dall’altro ci sono stati interventi anche di persone che, proprio come me, erano alla loro prima tessera!
Purtroppo non dimentico nemmeno la delusione di quando, durante una consultazione a livello regionale, c’era ancora qualche delegato che chiedeva ancora la rappresentanza della propria componente d’origine negli organismi da eleggere.
Ma al congresso lo spirito era diverso, nuovo: non più una fusione tra partiti, ognuno determinato a rivendicare le proprie origini, i propri ideali, le proprie battaglie, ma un corpo nuovo, che incarnava tutte queste esperienze facendole proprie, senza più confini tra ex-socialisti ed ex-comunisti, dando voce anche a chi si affacciava per la prima volta sulla scena politica italiana. Un nuovo organismo, in cui le differenze culturali, ideologiche (proprie di ogni essere umano e non solo di ogni partito) erano concime per il dialogo e per l’unione, e non causa di scissioni. Per me, alla mia prima (e ormai seconda) tessera in un partito politico, è stata un’esperienza unica ed indimenticabile.
Essendo abituato a convivere con persone con opinioni molto divergenti dalle mie, in un paese tendenzialmente democristiano, in cui spesso la “formazione politica” te la fa il parroco (o il medico di base), e dopo essermi trasferito in una città che definire nera è dir poco, a frequentare un’università in cui la “berlusconite acuta” ha già mietuto fin troppe vittime, ritrovarmi sul lungarno di Firenze, circondato da tanta gente unita dai miei stessi ideali è stato quasi un sogno.
Tanti sono stati i temi importanti trattati, ad iniziare dall’analisi sul nome stesso del partito: Sinistra, a richiamo dell’uguaglianza sociale, tutelata anche dall’articolo tre della nostra Costituzione, e della solidarietà a cui tutti noi siamo chiamati; Ecologia, tema non secondario come credono in molti, ma assolutamente di primo piano in un pianeta che non ce la fa più; ed infine Libertà, non di certo quella della “Casa delle Libertà”, in cui, citando Corrado Guzzanti “ognuno fa un po’ come cazzo gli pare”, ma quella che, come ha detto Vendola, è la “libertà dalla paura, dalla miseria, dall’ignoranza, dalla superstizione”, con la necessità di “riprenderci la parola libertà e di restituirle il corpo, la carne e il sangue che il berlusconismo le ha tolto”.
Si è parlato ancora di diritti, di salute, di sanità, di ricerca, di cultura, di lavoro, argomenti di primaria importanza per il nostro Paese e che meritano indubbiamente più attenzione da parte del Parlamento, rispetto alle vicende giudiziarie del nostro Presidente del Consiglio.
Ed è per questo sono sempre più convinto che sia questo il vero “voto utile”: non più la costante malapolitica, ma un vero cambiamento.
C’è un’Italia migliore!
P. M.
Per me, quella del congresso, era un’esperienza del tutto nuova: avevo già ascoltato Nichi in occasione di una sua visita tenutasi due anni prima a Siracusa ed ero rimasto estasiato ed entusiasta dall’eloquenza, dagli ideali, dalla cultura, dalle idee, dalla dialettica di quel politico, sebbene per me fosse una figura conosciuta da poco. Sapevo però che, nel partito a cui apparteneva, era confluita gran parte di quell’esperienza politica fuoriuscita dai Democratici di Sinistra e che non si rispecchiava in quel progetto del partito unico riformista, rivelatosi sin da subito fin troppo sbilanciato al centro.
Nomi importanti, del calibro di Claudio Fava, che più volte ho incontrato nella mia stessa cittadina, con i ragazzi della Sinistra Giovanile. E ancora Fabio Mussi, che al congresso ha ricordato, commosso, che l’ultima volta che si è trovato in quello stesso luogo ha partecipato all’ultimo congresso di un altro grande partito; e del quale, come la stragrande maggioranza dei ragazzi della SG, appoggiavo la mozione. E proprio con Mussi, insieme con altri dei ragazzi presenti, mi sono ritrovato a mangiare un panino con la porchetta!
L’atmosfera che ho vissuto in quei giorni a Firenze era piena di una tale familiarità, cordialità, vicinanza, e perché no, anche amicizia nei confronti di tutti i presenti. Non il distacco a cui siamo oramai tristemente abituati tra mondo della politica e realtà sociale, dove la nostra penosissima classe dirigente si rifugia tra ville e festini ignorando i veri bisogni della gente, ma un clima di totale collaborazione e concreta uguaglianza. E se, da un lato, sul palco si sono susseguiti interventi importanti, come quelli di Giuliana Sgrena, Umberto Guidoni, Paolo Cento, Maurizio Landini della FIOM e l’allora segretario della CGIL, Guglielmo Epifani, dall’altro ci sono stati interventi anche di persone che, proprio come me, erano alla loro prima tessera!
Purtroppo non dimentico nemmeno la delusione di quando, durante una consultazione a livello regionale, c’era ancora qualche delegato che chiedeva ancora la rappresentanza della propria componente d’origine negli organismi da eleggere.
Ma al congresso lo spirito era diverso, nuovo: non più una fusione tra partiti, ognuno determinato a rivendicare le proprie origini, i propri ideali, le proprie battaglie, ma un corpo nuovo, che incarnava tutte queste esperienze facendole proprie, senza più confini tra ex-socialisti ed ex-comunisti, dando voce anche a chi si affacciava per la prima volta sulla scena politica italiana. Un nuovo organismo, in cui le differenze culturali, ideologiche (proprie di ogni essere umano e non solo di ogni partito) erano concime per il dialogo e per l’unione, e non causa di scissioni. Per me, alla mia prima (e ormai seconda) tessera in un partito politico, è stata un’esperienza unica ed indimenticabile.
Essendo abituato a convivere con persone con opinioni molto divergenti dalle mie, in un paese tendenzialmente democristiano, in cui spesso la “formazione politica” te la fa il parroco (o il medico di base), e dopo essermi trasferito in una città che definire nera è dir poco, a frequentare un’università in cui la “berlusconite acuta” ha già mietuto fin troppe vittime, ritrovarmi sul lungarno di Firenze, circondato da tanta gente unita dai miei stessi ideali è stato quasi un sogno.
Tanti sono stati i temi importanti trattati, ad iniziare dall’analisi sul nome stesso del partito: Sinistra, a richiamo dell’uguaglianza sociale, tutelata anche dall’articolo tre della nostra Costituzione, e della solidarietà a cui tutti noi siamo chiamati; Ecologia, tema non secondario come credono in molti, ma assolutamente di primo piano in un pianeta che non ce la fa più; ed infine Libertà, non di certo quella della “Casa delle Libertà”, in cui, citando Corrado Guzzanti “ognuno fa un po’ come cazzo gli pare”, ma quella che, come ha detto Vendola, è la “libertà dalla paura, dalla miseria, dall’ignoranza, dalla superstizione”, con la necessità di “riprenderci la parola libertà e di restituirle il corpo, la carne e il sangue che il berlusconismo le ha tolto”.
Si è parlato ancora di diritti, di salute, di sanità, di ricerca, di cultura, di lavoro, argomenti di primaria importanza per il nostro Paese e che meritano indubbiamente più attenzione da parte del Parlamento, rispetto alle vicende giudiziarie del nostro Presidente del Consiglio.
Ed è per questo sono sempre più convinto che sia questo il vero “voto utile”: non più la costante malapolitica, ma un vero cambiamento.
C’è un’Italia migliore!
P. M.
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